Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Eugenio Montale (Ossi di seppia, 1925)
Qualche dato
La depressione colpisce oltre 350 milioni di persone nel mondo senza distinzione di sesso, età e stato sociale. Un dato che può farci riflettere sull’incidenza di questo disagio è quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), già nel 2012, prevedendo che nel 2020 la depressione sarebbe stata la più diffusa al mondo tra le malattie mentali e, in generale, la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari. È per questo motivo che spesso ci si riferisce alla depressione come “il male del secolo”. Un altro dato che può invece indicare quanto ancora sia stato fatto poco, a livello di politiche sociali, di fronte il costante aumento del manifestarsi di questo disagio è quello riguardante i costi nazionali. Concentrandosi sul fatto che una persona depressa perde in produttività e difficilmente mantiene il posto di lavoro o trova un nuovo impiego, in Inghilterra, si è stimato che gli effetti della depressione costerebbero circa dodici miliardi di sterline l’anno (il corrispettivo di 14 miliardi di euro). Non esistono al momento stime riguardanti il nostro paese, anche se è plausibile ipotizzare costi altrettanto onerosi.
Migliorare l’accesso ai trattamenti psicologici nel nostro paese resta a oggi una priorità ignorata e un obbiettivo da perseguire con forza. Come per molti altri temi d’attualità che riguardano la nostra esistenza in questo mondo, la scelta più etica, se osservata con uno sguardo capace di lungimiranza, si rivela essere anche quella più economicamente conveniente. Purtroppo, è un dato di realtà, che in una società miope come la nostra questo sguardo venga spesso a mancare.
In quest’articolo ci concentreremo sulla sofferenza che riguarda la singola persona per capire cosa sia la depressione distinguendola nelle sue principali condizioni cliniche:
- Disturbo Depressivo Maggiore
- Disturbo Depressivo Persistente (o Distimia).
Abbiamo parlato invece in un altro articolo dello Stile di Personalità Depressivo.
Che cos’è la depressione?
La depressione, in termini generali, è un disturbo del tono dell’umore. Il nostro umore tendenzialmente è flessibile: quando viviamo eventi o situazioni negative e spiacevoli, questo flette verso il basso. Viceversa quando viviamo eventi o situazioni positive e piacevoli, flette verso l’alto. Chi soffre di depressione non mostra questa flessibilità e, indipendentemente dalla situazione, il suo umore resta costantemente basso. La depressione non è soltanto una forma estrema di tristezza, ma è un disturbo che colpisce sia la mente sia il corpo, coinvolgendo il sistema cognitivo, immunitario, nervoso periferico e il comportamento della persona. La depressione è caratterizzata da sentimenti di impossibilità di essere aiutati, mancanza di speranza e pensieri negativi verso il mondo e se stessi. Questo stato clinico ha inoltre effetti invalidanti nella nostra vita, condiziona le nostre relazioni e il rendimento scolastico o lavorativo.
La distinzione tra Anaclitico e Introiettivo
In letteratura troviamo la distinzione di due principali stili depressivi: Anaclitico e Introiettivo. I quadri Anaclitici sono caratterizzati da sforzi di mantenere un contatto fisico con una persona fonte di gratificazione e paura di essere abbandonati e non amati. I sentimenti prevalenti sono di disperazione, inadeguatezza e una diffusa sensazione di esaurimento psico-fisico. I quadri Introiettivi sono caratterizzati da autocritica eccessiva, da sentimenti d’inferiorità, di colpa e svalutazione personale. Nella relazione vivono gli altri come punitivi e giudicanti e mettono in atto comportamenti che negano la dipendenza dall’altro e stabiliscono autonomia, allontanandosi.
Prima di diagnosticare un disturbo depressivo occorre eseguire un’attenta valutazione clinica per escludere che questa condizione non sia causata da un problema di natura medica (traumi cranici, ipo/iper- tiroidismo, diabete…) o dall’utilizzo di sostanze stupefacenti.
Disturbo Depressivo Maggiore
Per porre una diagnosi di questo disturbo la quinta versione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5) prevede la presenza di cinque o più tra i sintomi seguenti, per un periodo di almeno due settimane, con significativa alterazione del normale funzionamento dell’individuo. Almeno uno dei sintomi deve essere l’umore depresso o la perdita d’interesse e piacere nel fare le cose:
- Umore depresso per la maggior parte del giorno, per la maggior parte dei giorni (es. sentirsi triste, vuoto, senza speranza). Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile.
- Marcata diminuzione dell’interesse o del piacere nel fare qualsiasi cosa, per la maggior parte della giornata, per la maggior parte dei giorni.
- Significativa perdita di peso o aumento di peso, perdita o aumento dell’appetito nella quasi totalità dei giorni.
- Agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (l’alterazione della motricità deve poter essere osservata dagli altri, non è sufficiente la sensazione soggettiva di agitazione o rallentamento.)
- Fatica e perdita delle energie per la maggior parte dei giorni.
- Sentimenti di indegnità o sensi di colpa eccessivi o inappropriati per la maggior parte dei giorni.
- Maggior difficoltà nel pensare e restare concentrati, oppure patologica indecisione, per la maggior parte dei giorni.
- Ricorrenti pensieri di morte (non solo paura di morire), ricorrenti ideazioni suicidarie senza una programmazione specifica, oppure tentativi di suicidio o piani precisi per commettere suicidio.
Disturbo Depressivo Persistente (o Distimia)
Secondo il DSM-5 per poter fare diagnosi di un disturbo depressivo persistente è necessaria la presenza di almeno due sintomi dei seguenti elencati per una durata di almeno due anni:
- Scarso o eccessivo appetito.
- Insonnia o ipersonnia.
- Scarsa energia e senso costante di fatica.
- Bassa autostima.
- Calo della concentrazione e difficoltà a prendere decisioni.
- Sensazione di essere “senza speranza”.
La principale differenza tra questo disturbo depressivo e il disturbo depressivo maggiore è che il disturbo depressivo persistente ha sintomi meno intensi ma più cronici (che perdurano nel tempo).
Cosa Fare?
Chiedi aiuto. Puoi parlarne con il tuo medico di base e farti consigliare un professionista. Oppure rivolgiti ad un Centro Psico-Sociale (CPS) o un consultorio.
Cosa non fare
- Sulle figure “psi” c’è purtroppo molta confusione; non affidarti ad un professionista privo di idonea formazione.
- Non prendere medicinali senza essere seguito da un medico specializzato.
- Fai quel passo! Chiedere aiuto può in un primo momento spaventare e disorientare, ma ne varrà la pena. Non accontentarti di vivere la tua vita con il freno a mano tirato. Non indugiare oltre, ogni giorno è prezioso.
Libri consigliati
- “Veronica decide di morire” di Paulo Coelho.
Film consigliati
- The hours (2002)
- La pazza gioia (2016)
Bibliografia
McWilliams, N., Schimmenti, A., & Caretti, V. (2012). La diagnosi psicoanalitica. Astrolabio. Scheda libro QUI
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Pub. Scheda libro QUI