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La doll therapy nelle demenze

La doll therapy o Terapia della bambola è un approccio non farmacologico utilizzato con le persone affette da malattia di Alzheimer e nelle demenze. Consiste nel consegnare una bambola alla persona per un periodo limitato nel tempo, che va a stimolare una serie di funzioni apportando in molti casi benefici. Non è un giocattolo: è una specifica metodologia utilizzata da professionisti adeguatamente formati; viene utilizzata in affiancamento alla terapia farmacologica. In questo articolo vedremo più nel dettaglio come funziona e a cosa serve.

 

Le terapie non farmacologiche nelle demenze

Ricercatori e professionisti sono sempre più interessati a migliorare la qualità della vita delle persone affette da demenza. Alzheimer e altre demenze si caratterizzano spesso dalla presenza di sintomi chiamati disturbi comportamentali:

  • Insonnia
  • Inversione ritmo sonno-veglia (non dormire la notte, fare micro-sonni durante il giorno)
  • Wandering (camminare incessantemente senza una meta precisa)
  • Affaccendamento afinalistico (fare continuamente cose senza un senso preciso, come prendere in mano oggetti, spostarli)
  • Agitazione e nervosismo (esempio richiesta incessante di voler andare a casa anche se la persona si trova già nella sua casa)
  • Aggressività
  • Ansia e paure
  • Apatia
  • Depressione
  • Deliri (ad esempio accusare ai familiari di aver rubato qualcosa)

La persona affetta da demenza può manifestare un solo sintomo, qualcuno, o tutti quanti.

Questa varietà di sintomi è stata storicamente trattata, e continua ad esserlo anche oggi, con interventi farmacologici, come ad esempio Trazodone e Quetiapina. Più recentemente, tuttavia, si è cercato di limitare il più possibile l’uso di farmaci psicotropi, e di utilizzare interventi terapeutici non farmacologici. Questo sia perché sembrano essere scarsi i miglioramenti derivanti da queste terapie, sia per gli effetti collaterali dei farmaci, sia perché si è assistito a molteplici benefici nell’utilizzare terapie non farmacologiche.

Terapia non farmacologica: è definito come un approccio alla cura che cerca di migliorare il benessere di una persona con demenza senza l’uso di farmaci. Ad esempio, terapia di reminiscenza, aromaterapia e musicoterapia hanno dimostrato essere interventi utili nelle demenze. Non solo per i disturbi comportamentali: anche utilizzate quando la persona è tranquilla, apportano dei benefici al suo benessere e quindi alla qualità di vita, andando a stimolare importanti funzioni cognitive ed emotive.

 

A cosa serve la doll therapy?

Nello specifico, la doll therapy nelle demenze ha diverse finalità tra cui:

  • Ridurre i disturbi del comportamento e dell’umore
  • Ridurre i comportamenti oppositivi durante l’assistenza
  • Stimolare le funzioni cognitive, l’attenzione, la memoria, il linguaggio, la manualità
  • Rilassare, favorire il benessere personale e attraverso il coinvolgimento in un’attività
  • Allentare l’attenzione su sé stessi e sui propri disturbi spostandola altrove
  • Promuovere la comunicazione e lo scambio tra le storie di vita
  • Veicolare la propria dimensione affettiva, rispondere ai bisogni emotivo-affettivi che, nonostante il deterioramento cognitivo, rimangono presenti ma non sono più soddisfatti come in età precedenti

 

Come funziona:
  • Di solito la bambola viene consegnata chiedendo alla persona se può occuparsene per un periodo limitato
  • È la persona che riceve la bambola a decidere se si tratta di un bambino o di una bambola; gli altri dovrebbero limitarsi a rinforzare questa credenza, in modo tale da non creare confusione e rassicurarla
  • Non viene lasciata tutto il giorno ma viene utilizzata come attività limitata nel tempo, in modo che la persona non si stanchi

 

Curiosità:
  • Non è un giocattolo
  • La bambola ha caratteristiche specifiche pensate appositamente: utilizzare quindi un bambolotto per bambini non è fare terapia della bambola
  • L’utilizzo della doll therapy non vuole “infantilizzare” la persona con demenza, che spesso viene erroneamente considerata “come un bambino/una bambina”
  • La bambola va a stimolare il ricordo (cosciente e non) delle esperienze di accudimento che la persona con demenza ha vissuto. Per questo motivo non con tutti “funziona” questa terapia: è importante che il professionista ricostruisca la storia di vita, con l’aiuto dei familiari, per capire se può essere un’esperienza adatta da proporre. È inoltre importante un periodo di osservazione in cui la persona con demenza viene osservata in interazione con la bambola. Per questo momento delicato si utilizzano delle griglie apposite

 

Risultati nell’utilizzo della doll therapy

Le diverse sperimentazioni dell’utilizzo della doll therapy nelle demenze hanno dimostrato:

  • Una diminuzione oggettiva dei disturbi comportamentali
  • Una riduzione della terapia farmacologica
  • Un miglioramento della qualità della vita

 

Teorie alla base dell’uso della bambola terapeutica
  • Miesen: suggerisce che il modo in cui alcune persone con la demenza spesso cercano i genitori, è espressione di una necessità di attaccamento.
  • Bowlby e la teoria dell’attaccamento: le esperienze di perdita, separazione e insicurezza sono tutti temi della teoria dell’attaccamento, e spesso sono emozioni sperimentate dalle persone con demenza. La bambola può aiutare a esprimere bisogni insoddisfatti, ad esempio, l’azione di coccolare e baciare la bambola soddisfano la ricerca di affetto e di sicurezza.
  • Winnicott e l’oggetto transizionale, che è talvolta usato dai bambini quando separandosi dal loro caregiver primario in rotta verso l’età adulta. Si suggerisce che la bambola agisca come un tale oggetto per le persone con demenza.
  • Kitwood: il suo lavoro ha sottolineato l’importanza di un’assistenza centrata sulla persona e con l’obiettivo di miglioramento del benessere.

 

Conclusioni

Non è facile studiare gli effetti dell’uso della doll therapy nelle demenze; tuttavia, osservare le persone durante l’interazione con la bambola dà già un’idea di come la bambola possa stimolare funzioni che in altro modo non venivano alla luce. Per capire meglio la forza di questo terapia, consiglio la visione di questo video:

 

 

 

Bibliografia

Mitchell, G., & O’Donnell, H. (2013). The therapeutic use of doll therapy in dementia. British Journal of Nursing22(6), 329-334. LEGGI QUI

Miesen, B. (1992). Attachment theory and dementia. Caregiving in dementia. Research and applications1, 38-56. LEGGI QUI

Bisiani, L., & Angus, J. (2013). Doll therapy: A therapeutic means to meet past attachment needs and diminish behaviours of concern in a person living with dementia–a case study approach. Dementia12(4), 447-462. LEGGI QUI

Braden, B. A., & Gaspar, P. M. (2015). Implementation of a baby doll therapy protocol for people with dementia: Innovative practice. Dementia14(5), 696-706. LEGGI QUI

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Eva Toccagni

Mi chiamo Eva Toccagni e sono una Psicologa e Psicoterapeuta in formazione presso la scuola IACP - Istituto dell'Approccio Centrato sulla Persona. Ricevo privatamente a Pavia, a Rozzano e offro consulenze e percorsi online. Mi occupo di counselling, percorsi di crescita personale e supporto psicologico a sostegno di situazioni di disagio e/o difficoltà. Mi rivolgo a giovani, adulti ed anziani. Sono iscritta all'Ordine degli Psicologi della Lombardia. Mi puoi contattare all'indirizzo: e.toccagni91@gmail.com.
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