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“Correre” di Anastasio: una canzone sulla sofferenza sociale dei giovani.

Se hai ascoltato Correre di Anastasio e ti sei interrogato sul significato della canzone, questo articolo fa al caso tuo. Se non l’hai ancora ascoltata invece DEVI FARLO. Di seguito proponiamo un’analisi della canzone, una personale lettura, sperando possa avvicinarsi a quello che il cantautore intendeva trasmettere. La canzone è stata presentata allo scorso Festival di Sanremo per parlare del confronto tra due generazioni, quella di padre e figlio. Più in generale possiamo dire che è una canzone che parla della sofferenza sociale dei giovani.

Iperconsumismo, individualismo, liquidità sociale, sono solo alcuni dei temi che Anastasio è riuscito a toccare, nel testo della sua canzone.

 

 

Testo

Correre, tu devi correre
Non devi domandare, né rispondere
Ti devi alimentare con le compere
Scattare, commentare, scorrere

 

I primi versi della canzone introducono due argomenti: spinta alla produttività e consumismo. La vita ci appare sempre più come una corsa senza fine che mettiamo in atto non riuscendo nemmeno a capirne il motivo. Sia in ambito scolastico che lavorativo avvertiamo una spinta all’efficienza. Dobbiamo essere produttivi e dobbiamo esserlo nel più breve tempo possibile. La canzone si apre con il verso “Correre, tu devi correre”, il cantautore utilizza due modi verbali, infinito e imperativo, esprimendo al meglio la peculiarità di questo obbligo indefinito che avvertiamo.

Così facendo le attività che svolgiamo durante le nostre giornate finiscono per essere spogliate della gratificazione che dovrebbero fornirci. È con i frutti di questa sofferta produttività che possiamo comprare una felicità effimera. Vestiti, macchine, viaggi, case ci permettono di mettere in mostra uno status di “consumatore felice”.

 

In quarta elementare m’hanno detto di sognare
Perché il mondo stava pronto per risorgere
E sarebbe stato mio, dovevo solo correre
E gli altri si mangiassero la polvere

 

Viene messo in luce come i problemi sociali accennati affondino le radici già nella nostra infanzia. La scuola che dovrebbe accompagnare e stimolare la crescita degli individui, si preoccupa di istruirli più che educarli, trasmettendo contenuti mentali. A essere premiato è l’allievo che vince la competizione di acquisizione nozionistica. Nella scuola elementare, primo banco di prova della vita comunitaria, l’obbiettivo che più o meno esplicitamente viene chiesto di perseguire è il profitto del singolo, rinforzando competizione e individualismo.

Lo sviluppo di competenze sociali, l’inclusività, la valorizzazione della diversità, il lavoro di gruppo, l’intelligenza emotiva non vengono presi in considerazione. Si fa strada l’acquisizione di un sapere sempre più utilitaristico. Rendono bene le parole di Fumaroli “siamo dominati da una concezione utilitaristica del sapere, accompagnata da un’idolatria del denaro. Tutto deve produrre una rendita immediata, altrimenti appare inutile”.

 

Correre, correre, circolare, qui non si può stare già da troppi anni
Vorrei parlare con il titolare, voglio spiegazioni
Voglio lamentarmi, voglio i miei vent’anni
Voglio delle scuse ed il rimborso danni, poi la voglio smettere
L’ufficio reclami di Cristo è intasato di lettere

 

Condurre un’esistenza di questo tipo porta a uno svuotamento interiore che appare maggiormente gravoso negli anni in cui i giovani dovrebbero potersi emancipare. Si ritrovano invece disorientati in una società che incita all’adattamento, non lasciando spazio alla possibilità di poter esprimere creativamente le proprie inclinazioni più profonde. Basti pensare a costi e qualità della formazione, ai tassi di disoccupazione e più in generale alla scarsità degli investimenti dedicati alle politiche giovanili nel nostro paese.

 

Prova a riflettere che vuoi che dica
Se vedo soltanto sorrisi incollati su facce depresse
E promesse firmate a matita, bella la vita
La vedo per come mi arriva
Che tanto domani è finita, sto zitto
Ho scritto una lettera bianca ma non l’ho spedita
Oh, no
E non la spedirò mai
In questo parla parla per salire a galla quanto lotterai
Oh, no
Povera verità
Nel calderone dell’opinione lei morirà

 

In questa strofa viene chiesto di riflettere sulla difficoltà di riuscire a muoversi in una società che pensa ai giovani come esecutori passivi e non soggetti agenti, inducendoli in uno stato di impotenza appresa.  Ogni tentativo di confronto, dialogo, scambio si perde nei terreni paludosi della burocrazia. Strumentalizzate a fini propagandistici, le sorti delle nuove generazioni vengono dibattute da opinionisti e politici nei salotti televisivi concludendosi in un nulla di fatto. Si assiste con inerzia a questa triste sceneggiata, depauperati delle proprie energie vitali.

 

Vecchi, come state?
Vi state godendo la festa?
Io non lo so mica, mi manca il respiro ed a tratti mi gira la testa

 

In contrapposizione e reazione all’impotenza descritta nella strofa precedente, Anastasio scaglia con sarcasmo una domanda ai “vecchi” (classe dirigente delle generazioni passate). Il sottinteso è che questi senza lungimiranza, hanno sfruttato tutte le risorse possibili per assicurarsi un’esistenza serena. Ai posteri resta un conto da capogiro da dover pagare.

 

Mi hanno educato per vivere in bilico
Mai sentito del pensiero liquido?
Io te lo amplifico, voglio innovare
Oso pensare a un pensiero gassoso, molecolare
Tra le molecole zero legame, basta guardare il tessuto sociale
Capisci perché stiamo fissi a giocare agli artisti ed a fotografare
Ci vogliamo affermare
Ma sbattiamo nel muro
Siamo chiunque e non siamo nessuno
E io sono sicuro soltanto del fatto che sono insicuro

 

Alle nuove generazioni è stato chiesto di essere fluidi e adattarsi ai repentini cambiamenti di una società liquida. Una classe politica arrivista ha piegato a proprio piacimento questo concetto, elaborato dal filosofo e sociologo Bauman, mettendo in atto una serie di cambiamenti, anche in tema di contratti lavorativi, che hanno normalizzato la vita in bilico. Il filosofo, al quale si deve la concettualizzazione di “società liquida”, ha paragonato il passaggio dalla modernità alla postmodernità a quello della materia dallo stato solido allo stato liquido, caratterizzato da perdita di certezze e (come la parola suggerisce) di solidità. La crisi della stabilità sta avendo un potente impatto su noi come soggetti, su come ci percepiamo e sul modo in cui viviamo le nostre relazioni. Il cantautore, portando all’estremo il concetto di società liquida di Bauman ipotizza uno spostamento odierno da uno stato liquido a uno stato gassoso con conseguente esasperazione della labilità di qualsiasi costruzione nella nostra epoca, compresa la costruzione della nostra individualità. Le persone si riducono a molecole prive di qualsiasi sostanza e legame interpersonale.

 

Passo le ore ad aggiornare una pagina solo a vedere chi mi ama e chi no
Bruciano gli occhi, lo schermo mi lacera
Guardo la vita attraverso un oblò
Tuo figlio idolatra un idiota che parla di droga e di vita di strada
Scalata sociale di gente normale alla nostra portata

 

La dispersione dell’identità e la crisi dei valori porta i giovani a doversi definire affidandosi al consenso da social network o identificandosi con personaggi emergenti che trasmettono messaggi di dubbio spessore personale.

 

La storia è cambiata compagni miei
Tutto è concesso da adesso in poi
Puoi essere quello che vuoi, basta scordarti di quello che sei
Puoi essere quello che vuoi, basta scordarti di quello che sei
Puoi essere quello che vuoi, basta scordarti di quello che sei
Per essere quello che vuoi devi scordarti di quello che sei, e tu
Puoi essere quello che vuoi, basta scordarti di quello che sei
Puoi essere quello che vuoi, basta scordarti di quello che sei
Per essere quello che vuoi devi scordarti di quello che sei

 

Per riuscire ad affermarsi in un mondo così descritto la soluzione che il cantautore propone, facendosi provocatoriamente specchio della società, è quella di rinunciare alla possibilità di poter esistere come soggetti per divenire oggetti consumatori e consumati.

 

Considerazioni finali

Nonostante Correre possa apparire nei contenuti come una disamina rassegnata e disillusa della sofferenza sociale giovanile,  la veemenza con cui Anastasio si esprime ci mostra una gioventù non disposta a prestare il fianco alla rassegnazione. Ogni parola di questa canzone, scelta accuratamente, è un simbolo ad alto impatto emotivo, carico di significati. L’analisi proposta non aspira ad essere esaustiva ma piuttosto vuole essere un punto di partenza per avviare nei lettori una riflessione personale.

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Giovanna Minniti

Psicologa e Psicoanalista relazionale in formazione presso la scuola SIPRe di Milano. Mi occupo di: counseling, supporto psicologico, percorsi terapeutici. Sono inoltre formata nell'utilizzo della NET (Narrative ExposureTherapy): una tecnica a breve termine per il trattamento di Disturbi da Stress Traumatico. Ricevo su appuntamento in via Carlo Botta 25, Milano (fermata metro Porta Romana). Valuto la possibilità di svolgere colloqui via Skype per chi vive o lavora all'estero. Per informazioni scrivetemi a: minniti.psi@gmail.com
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